mute

È come quando qualcosa si rompe, un lenzuolo si strappa, un piatto urta nel lavandino perché scivola tra le mani e rimane sbeccato. Anche le certezze possono subire incidenti, e rimanere da quel momento in poi storpie o non del tutto sane. In questo modo sono meno salde. Continui a usare il piatto sbeccato, la tazza a cui è caduto il manico, la ciotola che si sta crepando e prima o poi si spaccherà in due. Non ti accorgi che le rotture si sommano e rendono instabile tutto il mondo attorno.
Anche dalle persone non ho avuto tempo di riprendermi. C'è chi mi ha sbriciolato la sicurezza nelle mie scelte, accusandomi di scegliere troppo, e prevaricare, chi ha volutamente minato la bellezza che avevo finito per vedere dentro e fuori di me. Non sono più stata in grado di riprendermi, non ho ricostruito quei tasselli e ho navigato sulla zattera dei rottami.

Ieri notte cercavo di capire perché, stesso letto, stessi cuscini, stesso materasso, la mia camera mi sembrasse così poco accogliente, il letto così respingente e freddo. Poi ho capito che non volevo vedermi addormentare nello specchio di fronte, quello dell'armadio. Non volevo correre il rischio di perdere la ragione a fissare i miei occhi ciechi nel buio. Non guardo mai gli specchi di notte, mi spaventa la mia immaginazione, mi ha fatto troppi scherzi durante l'infanzia.
Ho cercato un modo familiare per addormentarmi, mi sono guardata le dita, le mie proverbiali dita, ora trascurate e rivestite di pelle così secca da essere irriconoscibile. Volevo che le mie mani mi parlassero di me, e lo facevano nel modo peggiore: rivelandomi quanto mi stia abbandonando da sola. Mi sono addormentata, come spesso accade, pensando a qualcosa da scrivere, qualcosa che lì per lì sono sempre troppo pigra per correre ad appuntarmi, ingenuamente convinta che lo ricorderò al risveglio, qualcosa che ovviamente stamattina avevo perso, avevo rabbiosamente dimenticato, e ho invocato a lungo. Mi sono addormentata dicendomi che sono in grado di far andare le cose meglio, e ho deciso che volevo sognare. Ma nel sogno mi allontanavo da casa fino al punto da dimenticare volontariamente la strada del ritorno.

Sezione: 
Catemera