Gnastarelle

le gnastarelle sono cose raccolte in giro, quegli oggetti che rimangono conservati nel cassetto, ognuno con una sua storia: cose da conservare, perché importanti anche se apparentemente di scarso valore

Parlo con Rafaniello, oggi abbiamo tempo, non vi viene la mancanza del paese vostro, chiedo. Il suo paese non c’è più, non ci sono rimasti i vivi e neppure i morti, li hanno fatti sparire tutt’insieme: “Non sento la mancanza, dice, sento la presenza. [..] Quando ti viene nostalgia, non è mancanza, è presenza, è una visita, arrivano persone, paesi, da lontano, e ti tengono un poco di compagnia”.

[Erri De Luca - Montedidio]

[…] allora scoppiano le lacrime, ora so che si dice così in italiano, perché escono e si staccano dagli occhi con uno sparo di dentro, un colpo che le spinge.

[Erri De Luca - Montedidio]

Ci salutiamo e ognuno di noi si gira e va a infilarsi nella folla di sconosciuti che avvolge tutti gli addii.

[Erri De Luca - Tre cavalli]

Vedo mare che raspa agli scogli e il bianco di unghia delle onde è il rigo che lo separa dalla terra.
Vedo la linea rossa del tramonto che separa giorno da notte, penso che il mondo è opera del re del verbo dividere e aspetto la linea che viene a staccarmi dai giorni.
E vita è un rigo lungo filato e morire è un andarsene a capo senza il corpo. E vedo le picchiate di ali dentro il cavo delle onde e neanche il pesce che ha tutto il mare per nascondersi, si salva.
E gli uccelli che volano sopra: ognuno sta solo e senza alleanza con l’altro. Loro famiglia è l’aria, non le ali degli altri e ogni uovo deposto è solitudine. E io faccio al buio di brace una frittata di solitudini e mi sfamo.

[Erri De Luca - Tre cavalli]

Ti amo per amore e per disgusto di uomini, ti amo perché sei integro anche se sei avanzo di altra vita, ti amo perché il pezzo che resta vale l’intero e ti amo per esclusione degli altri pezzi spersi.

[Erri De Luca - Tre cavalli]

Un libro non deve lenire le ferite, ma provocarne. Un libro deve essere un pericolo.

[Emil Cioran]

Maude: What kind of flower would you like to be?
Harold: I don’t know. One of these, maybe. [a daisy]
Maude: Why do you say that?
Harold: Because they’re all alike.
Maude: Oh, but they’re NOT! Look. See, some are smaller; some are fatter; some grow to the left, some to the right; some even have lost some petals. All kinds of observable differences! You see, Harold, I feel that much of the world’s sorrow comes from people who are *this* [the daisy], yet allow themselves to be treated as *that*. [the whole field of daisies]

[Harold and Maude]

chi

Con rabbia smantellava se stessa, si frugava, nella ricerca della misteriosa forza che le impediva di essere normale, le rendeva l’esistenza difficile. Donde veniva? Cos’era? Religione no. Ormai… Etica, allora? E cosa mai è l’etica? Chi l’ha inventata? Dio? Perché certi la sentono e certi se ne infischiano? Forse è soltanto amore. Amore sviscerato, orribile, di sé, schifosa venerazione del Santo Graal che tu ritieni d’essere. La storia di Narciso: quelli sani, forti, n’escono presto, si guadagnano il mondo. I deboli, i perversi, ne restano infettati per sempre.

[Enzo Striano - Il resto di niente]

Il giovane la guarda negli occhi, la ascolta, poi le dice che ciò che lei chiama ricordare è in realtà un’altra cosa: Lei guarda solo il suo dimenticare, ammaliata.
Tamina approva.
E il giovane prosegue: Lo sguardo triste che lei volge indietro non è più espressione della fedeltà a un morto. Il morto è scomparso dal suo campo visivo e lei non guarda altro che il vuoto.
Il vuoto? Ma perché, allora, il suo sguardo è così pesante?
Non è pesante di ricordi, spiega il giovane, ma di rimorsi. Tamina non perdonerà mai a se stessa di aver dimenticato.
”E che cosa devo fare allora?” chiede Tamina.
”Dimenticare il suo oblio” dice il giovane.
Tamina sorride amaramente: ”Mi spieghi come si fa”.
”Non ha mai avuto voglia di partire?”.
”Sì” confessa Tamina. ”Ho una voglia terribile di partire. Ma per dove?”.
”Per un posto dove le cose sono leggere come una brezza. Dove le cose hanno perso il loro peso. Dove non esiste il rimorso”.
”Sì” dice Tamina con aria sognante. ”Andarsene dove le cose non pesano niente”.

[Milan Kundera - Il libro del riso e dell’oblio]

Le parole uniscono per quello che esprimono e separano per quello che omettono.

[Jean-Luc Godard - Deux ou trois choses que je sais d'elle]

Anche se vinci, il mondo cambia, e quello che hai vinto non vale niente.

[Colin Firth intervistato da Vincenzo Mollica, Venezia 2011]

tu

Voglio tentare di stare con te. Voglio credere che è possibile, anche se non per ora, anche da lontano. Ho bisogno di aspettare qualcuno che non somigli a nessuno e tu sei questo.

[Erri De Luca - Tu, mio]

Era un amore ancora intero quando lo strappammo.

[Erri De Luca - In alto a sinistra]

Non riesco a guardarti, posso parlarti solo così, di fianco. Dove sono finiti i tuoi occhi che da soli portavano carezze? Sembra che non abbiano più dormito, occhi impossibili”.
Infine dopo avermi lasciato il tempo di inghiottire a secco, mi prese la mano e mi disse: “Non vedo l’ora che scendi da quella porta, dal cuore, dalla macchina. Ti prego, chiudi piano”.
Così mi sciolsi e uscii, restando ad aspettare che tirasse via le marce fino in fondo alla strada. Intorno la città ubriaca di sonno dormiva per dimenticare.
Avevo trent’anni quella sera, e nient’altro.

[Erri De Luca - In alto a sinistra]

Cercava di ricostruire la genealogia, raggruppando aneddoti di famiglia perché io potessi ricordarli. Non me ne sono mai incuriosito. “Perché non hai figli, nessuno a cui raccontare le storie. In tanta tua generazione poligama, tu solo sei rimasto fuori dai registri di nozze. È povero un uomo senza donna, perché smette di crescere.” Diceva cose sagge, ma le diceva a una stanza vuota. Le sentivo a eco, come un rimbombo di malinconia, mi difendevo: “A una moglie avrei niente da offrire, troppo da chiedere”.

[Erri De Luca - In alto a sinistra]

Se è davvero così, se ti senti tra parentesi, permettimi allora di infilarmici dentro, e che tutto il mondo ne rimanga fuori, che sia solo l’esponente al di fuori della parentesi e ci moltiplichi al suo interno.

[David Grossman - Che tu sia per me il coltello]

Tutte cose che non sapevo, e non potevo immaginare - sento la mia anima fare un piccolo sforzo. Come se dovessi “spingere” questo particolare dentro la tua immagine, nel modo in cui si infila un libro in uno scaffale già zeppo. Ma nell’attimo in cui lo facci, tutto ciò che so di te si ridispone intorno a quel particolare.

[David Grossman - Che tu sia per me il coltello]

Noi figli spendemmo il residuo del pianto come se avessimo dovuto restituire la parte del cuore che non usavamo più.

[Pino Roveredo - Capriole in salita]

...e io ricordo ancora la sensazione fisica di angoscia che mi riempiva, strisciando, per poi fossilizzarsi nel punto in cui, una volta, c’era la gioia di vivere. L’angoscia che tutto quello che c’è di buono in me non sarà mai dato a nessuno, e nessuno lo vorrà mai. Ma cosa c’è di buono in me?

[David Grossman - Che tu sia per me il coltello]

Guardami dritto negli occhi e chiedimi di nuovo, come hai fatto nella lettera, se per caso i muscoli dorsali della mia anima non si stiano atrofizzando e se tu non stia diventando troppo pesante per la mia illusione. Chiedimi dell’altro, chiedimi quali sono le mie vere sensazioni quando ti apri così davanti a me. Non rinunciare, aiutami a combattere il gemello nero che c’è in me, perché da solo non ne sono capace, non posso vincerlo. Chiedimi di affrontare senza riserve i miei sentimenti verso questa tua ferita aperta che mi risucchia al suo interno, richiudendosi sopra di me. Chiedimi di provare il dolore di un altro, di sentire dove fa male, in quale punto del corpo.

[David Grossman - Che tu sia per me il coltello]

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